Dolore alla Schiena

IL TUO MALE ALLA SCHIENA E’ ACCOMPAGNATO DA FASCITE PLANTARE O DA DOLORI AL PIEDE?

Il tibiale posteriore è il muscolo posteriore della gamba, origina dalla superficie della tibia al di sotto del muscolo soleo e della faccia mediale del perone. La sua funzione fondamentale di resistere è di controllare lo stress in valgo del retropiede ed in abduzione dell’avampiede, nonché nel coadiuvare la tenuta dell’arcata plantare e compiere il movimento di inversione. (Narvaez et al. 1997) 

Il tendine che lega questo muscolo all’osso si chiama allo stesso modo; è situato dietro al malleolo mediale e inizia nella parte profonda del polpaccio fino ad inserirsi sulla parte interna e inferiore dell’arco del piede, in più posizioni.

Il muscolo tibiale è molto importante nella struttura del corpo umano poiché ha il compito di determinare la flessione plantare del piede e i movimenti di adduzione e torsione interna. Esso, assieme al tendine, gioca un ruolo importante anche nell’esecuzione di un passo durante la camminata o la corsa poiché controlla il movimento di pronazione, determina la stabilità mediale del piede e mantiene la volta plantare, cioè la curvatura naturale sotto al piede che si adatta al terreno su cui si trova e che permette di scaricare al suolo varie sollecitazioni e pesi.

Un deficit del tibiale posteriore crea uno sbilanciamento con i suoi antagonisti, i peronei, che gradatamente fa collassare l’arco longitudinale del piede instaurando deformazioni quali: piede piatto, retropiede valgo e avampiede abdotto ( Jacoby et al. 2008; Feighan et al. 1999).

 

Sintomi

Quando il tendine del tibiale posteriore si infiamma o degenera, questo può lacerarsi parzialmente o rompersi del tutto.

In questa situazione la volta plantare perde il sostegno del tendine adibito a sorreggerla, pertanto si andrà incontro a un graduale o improvviso appiattimento del piede.

Un modo per diagnosticare un appiattimento della volta, è attraverso il cosiddetto “segno delle troppe dita”: in condizioni di normalità, in un paziente visto da dietro, si noteranno solamente il quinto dito e metà del quarto. Nei pazienti colpiti da cedimento della volta plantare, invece, aumentano le dita dei piedi visibili a causa della dislocazione del calcagno all’esterno della gamba.

Un sintomo di questa sindrome è riscontrabile anche nella caviglia: diminuisce, infatti, la flessibilità di quest’ultima, specie nella dorsiflessione, a causa della contrattura dei muscoli della gamba, con una conseguente perdita di forza.

Sostanzialmente, la sindrome del tibiale posteriore ha un carattere evolutivo che si sviluppa in 4 stadi, con severità crescente:

  1. E’ lo stadio iniziale. È caratterizzato da dolore dietro al malleolo mediale sia con l’esercizio fisico che dopo lunghi periodi in piedi; altri sintomi sono gonfiore, il quale molto spesso è indice di lesione al tendine, e in alcuni casi tumefazione lungo il tendine. La deformità in piattismo del piede è minima;
  2. Oltre ai sintomi indicati sopra, si aggiunge quello per il quale si fatica a stare sulla punta di un piede. In questa fase il piede piatto è più pronunciato;
  3. La fatica di sollevarsi su un piede diventa incapacità. Ora il piede piatto è molto pronunciato e non correggibile passivamente, inoltre la sotto-astragalica, ovvero l’articolazione del calcagno, diventa rigida;
  4. E’ l’ultima fase, quella più grave e si presenta come quella precedente ma in maniera più gravosa, tanto da portare anche a degenerazione dell’articolazione tibio-tarsica.

Cause

Il danneggiamento del tendine tibiale posteriore, o la sua infiammazione, può derivare da numerose cause; alcune di queste sono:

  • sovraccarico funzionale, la causa più frequente di danneggiamento al tendine;
  • una caduta;
  • un trauma distorsivo.

Anche le anormalità congenite ed acquisite come sindrome dello scafoide, artrite degenerativa, artrite reumatoide, artropatie sieronegative, lassità legamentosa generalizzata e degenerazione cartilaginea sotto-astragalica possono portare a soffrire di questa patologia.

Fattori di rischio aggiuntivi sono obesità, diabete ed ipertensione.

La sindrome del tibiale posteriore non affligge tutte le persone indistintamente, ma ci sono alcune categorie più a rischio; queste sono:

  • Donne;
  • Over 40enni;
  • Persone con piede piatto, specie se in sovrappeso;
  • Persone che praticano un’attività sportiva che comporta ripetuti traumi da impatto come il calcio, il tennis, la corsa e il basket.
 

Trattamento

Il trattamento della sindrome del tibiale posteriore non uguale per tutti; varia in base a molteplici fattori che sarà cura del medico specialista prendere in considerazione.

Alcuni elementi che influiscono sul percorso da seguire per guarire da questa patologia sono:

  • la storia medica del paziente;
  • il tempo di presenza dei sintomi;
  • l’entità del problema.

Nella maggior parte dei pazienti la sindrome del tibiale posteriore può essere trattata anche senza ricorrere alla chirurgia, sottoponendosi a fisioterapie plantari. Raramente vengono praticate le iniezioni di cortisone.

La prima cosa da fare, però, è “mettere a riposo” il tendine attraverso uno scarico funzionale utilizzando un tutore o un plantare progettato appositamente.

Una ulteriore tecnica utile per combattere questa tendinosi è l’utilizzo di terapie fisiche quali:

  • tecarterapia;
  • termoterapia;
  • ionoforesi;
  • correnti interferenziali;
  • correnti diadinamiche;
  • laserterapia;
  • ultrasuoni.

Altrettanto utili nel trattamento di questa sindrome sono anche:

  • massaggi e digitopressioni;
  • esercizi propriocettivi;
  • bendaggi funzionali;
  • bendaggi kinesiologici.

Inoltre, il paziente, in autonomia, può applicare del ghiaccio, fare allungamento per i muscoli posteriori della gamba o eseguire degli esercizi per favorire il ritorno venoso e drenare l’infiammazione, un esempio è l’attività che consiste di schiacciare con i piedi dei cuscini.

Il trattamento chirurgico va preso in considerazione solo nel caso in cui la terapia conservativa non ha portato i risultati desiderati, o è considerata inutile dal medico podologo; il trattamento chirurgico, perciò. ha come scopo quello di correggere la deformità e di conseguenza interrompere il dolore.

Nel caso di un intervento al tendine danneggiato, al giorno d’oggi le procedure sono nettamente meno invasive. Infatti, per riparare una lesione tendinea, l’intervento fisico sul corpo consiste in una piccola incisione; grazie alla poca invasività, anche il tempo di convalescenza si è ridotto di molto.

Nel caso invece di una problematica più importante, come artrosi o deformità rigida e strutturata, allora si va a intervenire sulla posizione dell’astragalo sul calcagno. In questo caso l’operazione è più invasiva poiché si tratta di inserire degli innesti ossei al fine di correggere l’eccessiva pronazione.

 

A chi rivolgersi

Nel caso di prevista sindrome del tibiale posteriore, bisogna rivolgersi subito a un medico podologo per la diagnosi.

Sarà lo specialista, per arrivare alla formulazione della diagnosi corretta, far eseguire al paziente specifici test ortopedici ed esami strumentali, come radiografie in ortostasi (RX) o risonanze magnetiche (RM).

A piena discrezione del medico sarà poi la prescrizione o meno di un’ecografia per una valutazione accurata dello stato del tendine e del muscolo.

 
 

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