Autismo e alimentazione
 

Alimentazione e Autismo

Anche se la tendenza generale sia quella di portare l’attenzione sulle difficoltà alimentari dei bambini con autismo, in realtà queste si manifestano anche in adolescenza e nell’età adulta, e spesso sono sottostimate o erroneamente attribuite ad altre situazioni o condizioni.

I problemi alimentari, più nello specifico, sono presenti nelle persone con autismo in misura di 5 volte maggiore rispetto alle persone neurotipiche, e questi dati rendono evidente l’impossibilità di trascurare tali fenomeni nell’intervento volto a migliorare la qualità di vita della persona.

Per le persone con autismo, una delle principali difficoltà nell’alimentazione, è la selettività, per cui si accetta di mangiare solo determinati cibi, a volte presentati in modi specifici ed esclusivi.

Questo è dovuto, spesso, alla iper o iposensibilità sensoriale, che frequentemente si riscontra negli individui autistici: infatti può essere che alcuni cibi possono rappresentare una stimolazione sensoriale eccessivamente intensa, o al contrario estremamente piacevole;

Può capitare che si consumino solo alimenti croccanti, mangia solo ciò che è di colore rosso, oppure ancora non si tollerano cibi caldi me così via.

Ci possono essere anche abitudini peculiari per quanto riguarda la modalità di conduzione dei pasti, ad esempio: mangiare sempre con le stesse posate, o assumere i cibi sempre nello stesso ordine, oppure ancora consumare solo un tipo di alimento, come la stessa tipologia di pasta o di carne.

Bambini e adolescenti

I problemi relativi all’alimentazione sono molto comuni in bambini e adolescenti, con una prevalenza del 25-45%, e sono causati da una serie di fattori, sia individuali sia ambientali.

Nei bambini e adolescenti autistici è stata osservata un’incidenza maggiore, compresa tra il 51 e l’89%.

Nei neonati, invece, sono state osservate delle anomalie relative all’allattamento al seno, come un limitato utilizzo della pratica, una durata inferiore, e un inizio tardivo dell’allattamento, ma i risultati delle ricerche in merito sono ancora in fase di studio.

Non sono invece emerse differenze significative tra bambini con autismo e neurotipici per quanto riguarda lo svezzamento e l’introduzione dei cibi solidi.

In ogni caso, l’incidenza dei problemi alimentari nei bambini con autismo risulta significativamente più elevata rispetto ai pari neurotipici, ai fratelli e a bambini con altri disturbi del neurosviluppo, come ADHD, disabilità intellettiva e ritardo del linguaggio.

In ogni caso la difficoltà più frequente è data dalla selettività alimentare.

Altri problemi riguardano il mangiare troppo o troppo poco, la difficoltà a rimanere seduti a tavola per tutta la durata del pasto, la mancanza di flessibilità rispetto alle routine dei pasti, la richiesta di assumere il cibo in modo peculiare, conati, la presenza di comportamenti aggressivi o dirompenti durante i pasti, Pica (ovvero, l’ingestione di elementi non commestibili), e la tendenza a mantenere il cibo in bocca senza deglutire.

La difficoltà a definire con precisione le caratteristiche di questi disturbi dell’alimentazione e le diverse metodologie di raccolta e analisi dei dati comportano una grande variabilità nei dati di prevalenza e gli studi sono ancora in corso tutt’oggi.

Alcune di queste difficoltà tendono a migliorare nel tempo e altre, come si vedrà in seguito, si mantengono fino all’età adulta, indipendentemente dalla presenza di una disabilità intellettiva e di altre condizioni.

Adulti

Nonostante spesso i problemi legati all’alimentazione migliorino col tempo, in particolare quelli relativi alla selettività e alla rigidità comportamentale, alcune difficoltà si possono riscontrare anche in età adulta.

Ad esempio, alcuni cibi possono essere ricordati come parte di un’esperienza sgradevole o dolorosa (un trauma), e dunque essere ancora rifiutati, e possono essere presenti rituali legati ai pasti.

Quest’ultimo aspetto è risultato in particolare nelle donne, che insieme alla tendenza alla rigidità viene di solito portato all’attenzione medica solo quando comporta l’insorgenza di un disturbo alimentare conclamato.

Un ulteriore elemento che viene a manifestarsi in adolescenza e in età adulta, per le persone autistiche di entrambi i sessi, è la difficoltà a modulare il proprio comportamento in base alla situazione sociale, e ciò riguarda anche l’alimentazione.

Per esempio, molti individui con autismo riportano l’esperienza del mangiare e socializzare contemporaneamente come eccessivamente faticosa, perché comporta l’elaborazione di stimoli di varia natura, insieme alla necessità di controllare il proprio comportamento (ad esempio, modulare il contatto oculare).

Tutto ciò, se richiesto nello stesso momento, può diventare eccessivamente stressante. Questo implica che spesso le persone autistiche preferiscano mangiare da sole, o saltino i pasti se costrette a prendere parte ad un evento sociale.

CONCLUSIONI

Dai dati riportati, risulta evidente l’importanza di identificare le difficoltà alimentari nelle persone con autismo in qualunque momento della vita queste si presentino.

L’intervento dovrebbe riguardare, di norma, gli aspetti di iper o iposensibilità sensoriale, la rigidità e le difficoltà in ambito sociale e relazionale, ma la corretta classificazione dei disturbi consente di realizzare un intervento specifico e realmente tarato sulle esigenze della persona, tenendo in considerazione la sua appartenenza allo Spettro dell’autismo.

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